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D-Day per la Scozia. Il 'No' avanti, ma è testa a testa

D-Day per la Scozia. Il 'No' avanti, ma è testa a testa

Ultimo sforzo per conquistare indecisi. Salmond, 'facciamolo!'

EDIMBURGO, 19 settembre 2014, 09:20

Anna Lisa Rapanà

ANSACheck

La Scozia all'appuntamento con la storia. Oggi nelle urne gli scozzesi decideranno se rimanere nel Regno Unito o staccarsi per sempre da Londra e i due fronti opposti intensificano gli sforzi nel tentativo di conquistare i tantissimi indecisi, ago della bilancia in una corsa dall'esito ad oggi imprevedibile. 'Too close to call': secondo gli ultimi sondaggi, l'esito è ancora incerto. I 'No' risultano in testa con il 52% rispetto al 48% dei 'Sì' in tre diversi rilevamenti. Ma il calcolo della tendenza riduce ulteriormente la distanza, con gli unionisti al 51% e gli indipendentisti al 49%.

Troppo vicini per stabilire chi è stato più convincente, più efficace, nella prospettiva di mantenere o spezzare un'unione politica sancita oltre 300 anni fa. Più che mai gli indecisi saranno determinanti alle urne: sono calcolati tra l'8% e il 14%, preziosissimi per una decisione senza precedenti e dalla quale non si torna indietro. Soprattutto a loro quindi sono rivolti gli ultimi accorati appelli, l'ultimo sforzo di due campagne che si giocano il tutto e per tutto. Il leader dell'Snp, l'indipendentista Alex Salmond, si è rivolto agli scozzesi con una lettera aperta: "Facciamolo", li ha esortati, "let's do it". E' l'occasione della vita, ripete ancora: "Il futuro della Scozia, del nostro paese, è nelle nostre mani". Poi ha passato la giornata spostandosi in elicottero da un capo all'altro della Scozia, per parlare con tutti faccia a faccia, a conclusione di quella che definisce una "campagna politica straordinaria".

Unica, certo, con una partecipazione che ha pochi precedenti: il 97% dell'elettorato si è registrato al voto. Un record a prescindere dall'esito della consultazione che ha acceso gli animi oltre le aspettative, fino a portare in piazza oggi a Glasgow centinaia di persone al grido di "cambiamo il mondo", con un 'Sì' urlato come raramente accade nel Regno Unito. Poco lontano l'ex primo ministro laburista Gordon Brown arringava la sua di folla con un vigoroso appello patriottico: "La Scozia non appartiene ai nazionalisti, ai politici, ad Alex Salmond, ma appartiene a noi". Tornando a mettere in guardia sui rischi della secessione: "Il rischio per il futuro della moneta e il rischio di un default. Dovete votare pensando ai bisogni dei vostri figli", ha scandito, ricordando che la decisione sarà "irreversibile. Se avete qualsiasi dubbio, il vostro voto deve essere un 'no'". I dubbi: un esercito di attivisti per l'uno e l'altro campo, armati di volantini, hanno bussato porta a porta anche oggi ognuno per dare la sua risposta a quei dubbi nella manciata di ore che resta fino all'apertura dei seggi alle sette del mattino. Sarà il giorno più lungo e, qualsiasi cosa accada, la Scozia si sveglierà venerdì 'diversa'.

Intanto Londra guarda a distanza, ma non è immune alle tensioni: il primo ministro conservatore David Cameron ha assicurato di non avere rimpianti, ha ammesso la preoccupazione ma ha comunque annunciato che non si dimetterà in caso di secessione. Eppure su di lui montano le pressioni, le critiche: in ballo c'è anche il suo futuro politico con il rischio di passare alla storia come il premier che ha visto il Regno Unito spaccarsi.

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