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Ue, manovra devia da target. Renzi: basta lettere segrete

Ue, manovra devia da target. Renzi: basta lettere segrete

Il premier: 'La lettera della commissione era riservata? Pubblicheremo anche le spese Ue". "Serve la svolta"

24 ottobre 2014, 09:27

Redazione ANSA

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Renzi-Barroso - RIPRODUZIONE RISERVATA

Renzi-Barroso - RIPRODUZIONE RISERVATA
Renzi-Barroso - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Commissione Ue avverte l'Italia sulla legge di stabilità, con una lettera formale con cui le comunica una "seria deviazione" dagli obiettivi concordati, e quindi dalle regole del Patto di stabilità, e oltre a chiederle i motivi dello scostamento, le chiede anche di illustrare i rimedi. Preferibilmente entro domani (oggi, ndr). "Stiamo discutendo di uno o due miliardi di differenza, possiamo metterli anche domattina, corrispondono ad un piccolissimo sforzo", ribatte il premier Matteo Renzi a Bruxelles prima del vertice Ue, per nulla preoccupato dai rilievi europei. "Vorrei rassicurare gli italiani di non preoccuparsi: abbiamo fatto una grande manovra per abbassare le tasse e non sarà una discussione sulle virgole a cambiare il nostro percorso", precisa ancora. Intanto via XX settembre fa sapere che gli uffici tecnici del Ministero sono già in contatto con la direzione ECFIN a Bruxelles, così come il Governo italiano è in contatto con la Commissione europea, per fornire tutte le informazioni necessarie. La lettera della Commissione, pubblicata sul sito del Ministero dell'Economia nonostante 'strettamente confidenziale' e contro il parere del presidente José Barroso, non favorevole alla divulgazione, è molto chiara. "La strategia di bilancio dell'Italia, che pure s'inserisce nel contesto delle riforme strutturali, rinvia il raggiungimento degli obiettivi di bilancio di medio termine al 2017, violando così le regole del Patto di stabilità, in particolare quelle sul debito. La Commissione, già in contatto con l'Italia con cui intende proseguire il dialogo, chiede le ragioni di questa decisione entro domani (oggi, ndr)". Per Bankitalia invece le decisioni del Governo di rinvio del pareggio, "data l'eccezionale durata e profondità della recessione, appaiono motivate". Due quindi i rilievi Ue. Primo, il rinvio al 2017 dell'obiettivo di medio termine, cioè del pareggio di bilancio, è una "deviazione significativa dalla strada di aggiustamento richiesta verso i suoi obiettivi di medio termine nel 2015". Ovvero, l'aggiustamento strutturale inserito nella legge è insufficiente: la Commissione raccomandava 0,7%, l'Italia ha previsto lo 0,1%. Secondo: con un aggiustamento insufficiente, viene meno "l'aderenza alle regole transitorie sul debito, requisito ancora più stringente". Quindi il debito che aumenta invece di scendere, con un aggiustamento strutturale insufficiente, porta l'Italia a rischio procedura per debito elevato. La lettera, recapitata anche alla Francia, "non pregiudica l'esito dell'esame delle leggi", ribadiscono da Bruxelles. Barroso parla di un "atto dovuto", perché previsto dalle regole quando un Paese si allontana "significativamente" dagli impegni. La Commissione ora si aspetta un negoziato - proprio come sta accadendo con la Francia dietro le quinte - con degli sforzi in più dell'Italia sull'aggiustamento strutturale che dovrebbe andare il più vicino possibile almeno a quello 0,5% previsto annualmente per tutti dalle regole. Anche il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, invita Roma e Bruxelles al dialogo per trovare "un compromesso", visto che hanno "ragione entrambe".

Scontro Renzi-Barroso, "basta con le lettere segrete"
E' scontro, a colpi di 'sciabola' e non certo di fioretto, tra Matteo Renzi e l'Ue, almeno quella uscente di José Manuel Barroso. Il premier arriva a Bruxelles per il vertice Ue all'ultimo minuto - se non proprio in ritardo - e va all'attacco nel giorno in cui la Commissione ha recapitato a Roma la lettera in cui chiede chiarimenti sulla legge di Stabilità. Lui non si mostra preoccupato. Anzi, rilancia: il problema sono "due miliardi? Se vogliono li mettiamo domani mattina (oggi, ndr)", esordisce mettendo subito in chiaro la sua strategia. Non "sarà un piccola discussione sulle virgole e i decimali a farci cambiare il percorso", assicura. Poi l'affondo contro Barroso. "Sono stupito", manda a dire al presidente della Commissione, che oggi ha criticato la decisione dell'Italia di pubblicare la lettera arrivata da Bruxelles. E va oltre. "In questo palazzo è finito il tempo delle lettere segrete. D'ora in poi vigerà la regola della chiarezza e della trasparenza sui rapporti con Bruxelles: pubblicheremo anche le spese dell'Europa e sarà divertente", annuncia con una battuta, lasciando intendere che renderà pubblica anche la risposta di Roma a Bruxelles. E lanciando in un tweet un nuovo hashtag: #openeurope. Parole che chi gli è vicino commenta come "un colpo di sciabola...". Indirizzato al presidente della Commissione che Renzi tiene a ricordare essere ormai in uscita, pronto a ribadire che è l'ora di "voltare pagina". Per giocare la sua partita - fatta di crescita e non più rigore - con il New deal. Barroso in mattinata d'altra parte era stato durissimo. E non solo con la decisione di via XX Settembre di pubblicare la lettera, ma anche con la stampa italiana ("notizie false, surreali, spesso invenzioni", aveva scandito in conferenza stampa) e, ancora, con quelle letture che in questi giorni lo accusavano di interessi e posizioni 'personali': "E' nocivo e disonesto", aveva tuonato il presidente Ue. La lettera é stata inviata con il sostegno del commissario agli Affari economici, Jyrki Katainen. E non solo: anche con quello del nuovo presidente della commissione, Juncker. Come dire, o mandare a dire, a Renzi che la musica non cambia certo con il passaggio di consegne. Forte anche delle parole di ieri di Juncker a Strasburgo: qualsiasi decisione di Barroso ha il suo consenso e le regole non si toccano. "Quello che forse è in discussione, e sarà interessante approfondire, è chi decide cosa, come, quali sono le valutazioni politiche sulle circostanze eccezionali di cui parlano trattati e regolamenti", rintuzza il premier, che ora deve giocare la sua partita europea per la svolta. E se il metodo sembra essere quello di sempre, 'diritto per la sua strada' (quello che lo ha visto spuntare la Mogherini Lady Pesc e oggi tenere il punto con i governatori) la strategia deve essere giocata di fino. Quello sforzo di alzare il target di riduzione del deficit strutturale dallo 0,1% previsto nella legge di stabilità allo 0,25-0,35%, che secondo alcuni potrebbe essere un plausibile punto di caduta di una mediazione, Renzi lo ha già messo in conto. E forse non solo con la 'riserva' prevista dai tecnici del Tesoro. Come dimostrano le sue parole: "Due miliardi li mettiamo domani mattina", ha assicurato, liquidandolo come "un piccolissimo sforzo" di fronte ad una manovra da 36 miliardi e un bilancio da 800. Ma probabilmente l'Ue chiederà qualcosa di più, come una possibile lettera di intenti, se non proprio un impegno di compiti a casa. Una possibilità che potrebbe essere quella al centro della mediazione che sarebbe in corso con Parigi (con la benedizione di Berlino) che, come Roma, si è vista recapitare oggi la 'sua' lettera da Bruxelles. Oggi la partita si è giocata a colpi di battute (i lavori del summit avevano in agenda per questa sera il tema dell'accordo su clima e energia) e solo domani (oggi, ndr) ci sarà un giro di tavolo sulla situazione economica, prima di un eurosummit in programma all'ora di colazione. Ma se il buongiorno si vede dal mattino la strada sarà tortuosa e la cartina al tornasole dei pesi in campo si vedrà quando, già nel prossimo vertice di dicembre, si aprirà il dossier del piano Juncker: quei 300 miliardi di investimenti annunciati dalla prossima commissione tra le cui pieghe si giocherà anche la partita della flessibilità.


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