Tutti contro Berlusconi, ma cacciarlo dal Ppe, come alcuni auspicano in seno ai popolari europei (Ppe), significa perdere quasi automaticamente le elezioni. Jean Claude Juncker, candidato del Ppe alla presidenza della Commissione Ue, si dice "nauseato" dalle parole "inaccettabili" di Silvio Berlusconi sulla Germania che nega i campi di sterminio. Angela Merkel fa dire al suo portavoce che quelle dell'ex Cavaliere sono "affermazioni talmente assurde che il governo tedesco non le commenta".
Il capogruppo della Cdu, Volker Kauder, chiede che il leader di Forza Italia sia "richiamato all'ordine". Ed il presidente della Commissione Esteri del Parlamento europeo nonché consigliere della Stessa Merkel, Elmar Bork, si è detto "turbato" e le ha definite "frasi di un vecchio" che è "totalmente fuori dalla realtà". Sono tutte influenti voci del Ppe ma, a 48 ore dal comizio di Milano, il Partito popolare europeo in quanto tale resta in imbarazzato silenzio, anche se pieno di rabbia. Nessuna replica ai vertici del Pse che chiedono sostanzialmente la cacciata di Forza Italia.
Idea quest'ultima largamente circolata soprattutto tra gli esponenti nordici del Ppe, ma in realtà improponibile visto che condannerebbe i popolari alla sconfitta nelle Europee.
Da anni il rapporto tra Forza Italia e Ppe viene ciclicamente messo a dura prova. A fine 2012 Berlusconi e Monti vennero convocati insieme per dare "chiarimenti" nella tradizionale riunione dei leader che precede i vertici europei. L'allora capogruppo, ed oggi presidente, Joseph Daul arrivò a scomunicare la svolta euroscettica di Berlusconi. Ma nei mesi successivi l'atteggiamento è cambiato. "Nelle votazioni in aula i suoi deputati sono sempre stati un modello di lealtà al partito" ha diplomaticamente detto Daul un paio di settimane fa ai giornalisti.
"Non possiamo cacciarli, siamo testa a testa con i socialisti" spiega una qualificata fonte dei popolari, alludendo al fatto che nei sondaggi di questi mesi Ppe e S&D sono divisi da pochi seggi (nove a favore dei popolari nell'ultima previsione PollWatch). Rinunciare ai 15-20 eurodeputati di Forza Italia potrebbe quindi davvero fare la differenza tra essere primo o secondo partito in Europa.
Secondo le nuove regole per le Europee, sarà il candidato della famiglia politica di maggioranza relativa il primo ad avere il diritto ad essere preso in considerazione dal Consiglio europeo per la proposta alla plenaria come successore di Barroso sulla poltrona di presidente della Commissione. Da quella nomina, a cascata, sono legate tutte le altre, a cominciare da quelle di presidente del Parlamento, di rappresentante per la politica estera e di presidente del Consiglio europeo.
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