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Pistorius, i possibili verdetti

Pistorius, i possibili verdetti

Giudice Masipa ha fama di dura nei casi di violenza sulle donne

12 settembre 2014, 08:20

Fabio Govoni

ANSACheck

Oscar Pistorius si commuove in aula © ANSA/EPA

Oscar Pistorius si commuove in aula © ANSA/EPA
Oscar Pistorius si commuove in aula © ANSA/EPA

Arriva l'ora X per Oscar Pistorius. L'ex atleta la notte di San Valentino del 2013 con la sua rivoltella sparò quattro proiettili dum-dum alla sua fidanzata Reeva Steenkamp chiusa nel bagno con l'intenzione consapevole di ucciderla, perché inferocito con lei che voleva lasciarlo; oppure sparò in preda a una furia cieca per uccidere, ma senza averlo premeditato; infine sparò di puro istinto, in preda al panico e in buona fede, non con l'intenzione di colpire Reeva ma contro un fantomatico ladro acquattato nel bagno, in modo irrazionale, senza essersi accertato dove fosse Reeva e senza colpi di avvertimento.

Come in una ruota della fortuna, il verdetto contro l'ex star dell'atletica sudafricana, che sarà letto oggi, 11 settembre, in aula dal giudice monocratico Thokozile Masipa, si poserà su una di queste tre caselle, con una quarta casella, quella dell'assoluzione, che visti gli elementi probatori esaminati in aula e l'esito degli interrogatori appare piuttosto improbabile.

In altre parole: omicidio premeditato, la tesi sostenuta dall'accusa, con una conseguente sentenza all'ergastolo con un minimo di 25 anni da scontare; omicidio volontario semplice, con un minimo di 15 anni di reclusione, e, infine, omicidio colposo, la tesi della difesa, con una pena che può arrivare fino a 15 anni ma sulla quale il giudice ha una discrezionalità maggiore.

L'accusatore Gerrie Nel nel suo controinterrogatorio ha evidenziato contraddizioni e mancanza di logica nel comportamento tenuto quella notte da Pistorius. Ma l'irrazionalità è in questo caso un'arma a doppio taglio e potrebbe tornare utile a rafforzare la tesi difensiva, imperniata sul movente della paura abbinata all'istinto "pistolero" di un uomo cresciuto con il terrore - comune in Sudafrica - della criminalità. "Blade Runner" aspetta anche il verdetto su altri tre capi d'imputazione minori: gli episodi di intemperanza precedenti all'omicidio in cui usò a sproposito la sua pistola e la detenzione illegale di munizioni modificate (a punta cava, esplodenti, le dum-dum). Pistorius conoscerà nell'aula dell'alta corte del North Gauteng di Pretoria il suo destino, che poggia sulle spalle della giudice Masipa, 66 anni, che dovrà personalmente soppesare gli elementi, senza l'ausilio di una giuria, anche se sarà assistita da due collaboratori.

Per tutti i sei mesi di dibattimento la giudice è apparsa imparziale e impassibile. Dagli osservatori viene considerata una persona estremamente seria, con una fama di severità nei casi di delitti contro le donne: lo scorso anno ha condannato a 250 anni di carcere uno stupratore seriale e nel 2009 ha comminato l'ergastolo a un poliziotto che uccise con la pistola d'ordinanza la moglie durante una lite. Durante il dibattimento Masipa ha parlato poco, ma ha ripreso con durezza l'accusatore Nel quando nel suo controinterrogatorio ha strapazzato Pistorius. Ed è intervenuta solo per un breve sospensione quando in aula Pistorius, che più volte si è lasciato andare al pianto, di fronte alle foto del cadavere di Reeva ha vomitato in un secchio in aula. A lei competono verdetto e sentenza. Quest'ultima però non è attesa per oggi: stabilito il verdetto, la procedura penale sudafricana prevede due-tre settimane di consultazione con le parti, i testimoni e le famiglie, durante le quali la giudice Masipa soppeserà eventuali elementi attenuanti e aggravanti di cui tenere conto nell'emettere la sentenza. Dopo la quale, qualunque essa sia, è prevedibile un ricorso in appello.

Nel frattempo, attorno all'aula di Pretoria convergono i media di tutto il mondo per la conclusione di quello che è stato enfaticamente soprannominato il "processo del secolo", echeggiando quello - alla fine del secolo scorso - che 19 anni fa vide l'assoluzione di un'altra star dello sport e dello showbusiness, OJ Simpson: una sentenza che ha lasciato il sapore amaro di uno scandalo.

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