(di Fabio Govoni) - ROMA, 7 APR - Oscar Pistorius è scoppiato in un pianto dirotto in aula. "Volevo solo proteggere Reeva", ha biascicato fra le lacrime, tenendosi la testa fra le mani, nella sua testimonianza al processo a suo carico, chiedendo scusa alla famiglia della sua fidanzata da lui uccisa la notte di San Valentino di un anno fa.
Un'udienza - la prima da marzo - che è stata aggiornata su richiesta della difesa perché l'imputato è apparso "sfinito".
Apertasi con la deposizione del medico legale che ha compiuto l'autopsia sul cadavere di Reeva Steenkamp, l'udienza ha avuto il momento drammatico e centrale nel messaggio di scuse pronunciato dall'ex atleta sudafricano: "Voglio cogliere l'occasione per fare le mie scuse al signore e alla signora Steenkamp". Poi si è giustificato per quei quattro colpi di pistola sparati attraverso la porta del bagno nel quale si trovava Reeva. Colpi che lui sostiene di aver sparato in buona fede, credendo che dietro vi fosse un ladro nascosto. "Cercavo solamente di proteggere Reeva": parole di fronte alle quali la madre della ragazza, June Steenkamp, è rimasta impassibile.
"Voglio che la gente sappia - ha aggiunto l'atleta - che lei era amata quando quella sera è andata a dormire", ha detto piangendo, ribadendo cioè che quella notte non ci fu quella violenta lite fra loro due descritta dai vicini, che hanno testimoniato di essere stati svegliati in piena notte da grida e strepiti dalla villa di Pistorius.
L'imputato ha detto che spesso "la notte mi sveglio con l'odore del sangue". Ha detto di soffrire d'insonnia oppure, quando dorme, di fare "incubi terrificanti". Ha detto che prende medicine, che ha perso peso. Poi si è calmato ed ha risposto alle domande del suo avvocato, l'energico Barry Roux, che ha abilmente guidato Pistorius nel descrivere la sua vita, la sua infanzia. Ne è emerso l' "autoritratto" di un ragazzo sensibile, attaccato alla famiglia, buono e generoso, che ha perso la madre quando aveva 15 anni, spiegando al contempo l'origine della sua ossessione per le armi: "Mia madre era molto preoccupata per la sicurezza" in un Sudafrica in cui la violenza e la criminalità la fanno da padroni, e conservava un'arma nel comodino.
Pistorius ha raccontato che suo padre é stato aggredito due volte, suo fratello è sfuggito per poco ad un'aggressione, e lui stesso è stato rapinato nel 2005. "Il mio Dio è un Dio nel quale mi rifugio", ha poi detto, descrivendo Reeva come una "benedizione" per la sua vita anche per la sua fede, ha rivelato dichiarando di essere da sempre molto religioso. Dopo l'interrogatorio della difesa, l'udienza, su richiesta dello stesso avvocato Roux, è stata sospesa dal giudice Gerrie Nel per gli evidenti "segni di sfinimento" dell'imputato.
In attesa del controinterrogatorio dell'accusa, la strada processuale di Pistorius appare ancora in salita: secondo il medico legale Jan Botha, la cui deposizione ha aperto l'udienza, solo l'ultimo dei quattro colpi avrebbe raggiunto Reeva alla testa, uccidendola, e nell'intervallo fra gli spari avrebbe potuto gridare, segnalando quindi che nel bagno c'era lei e non un ladro. Un nuovo elemento che rafforza la versione dell' accusa, secondo cui l'omicidio è stato intenzionale, innescato da una lite.
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