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Neri Marcorè, 'in Zamora faccio i conti con le mie insicurezze'

Neri Marcorè, 'in Zamora faccio i conti con le mie insicurezze'

L'attore porta al cinema dal 4 aprile con 01 il libro di Perrone

ROMA, 26 marzo 2024, 20:21

di Francesco Gallo

ANSACheck

Cinema: Zamora di Neri Marcorè - RIPRODUZIONE RISERVATA

"I temi di Zamora sono l'inadeguatezza, che secondo me ci riguarda tutti, e sicuramente l'adolescenza del sottoscritto, e il rapporto tra uomini e donne ben rappresentato in questa storia dai personaggi interpretati da Alberto Paradossi e Marta Gastini. Le donne degli anni Sessanta non prendevano l'iniziativa, era sempre l'uomo a dover fare il primo passo, ma erano sicuramente più mature. Una maturità che vale ancor più oggi: un no detto da una donna spesso viene interpretato dagli uomini come un sì travestito da un no, una cosa poi che spesso degenera nella violenza". Così oggi a Roma Neri Marcorè racconta Zamora, il suo esordio alla regia in sala dal 4 aprile con 01 e tratto dal libro omonimo di Roberto Perrone (Garzanti). Di scena le disavventure, nei favolosi e irripetibili anni Sessanta, del trentenne Walter Vismara (Alberto Paradossi) ragioniere di professione, ma anche di più nella vita, uno che lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. "Questo film mi rispecchia in tutto e per tutto, nel bene nel male - dice ancora Marcorè -. Dentro c'è tanta roba mia. È poi una storia che conoscevo. C'era già stato un progetto in cui si parlava di me come protagonista". Tornando a Zamora, già passato al Bif&st 2024, vediamo che Walter si ritrova a un certo punto catapultato in un'azienda nella moderna Milano e al servizio di un imprenditore moderno e bizzarro, il cavalier Tosetto (Giovanni Storti). Walter si adatta subito al nuovo lavoro, ma deve fare i conti con il suo boss che adora il football e obbliga fantozzianamente tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali 'scapoli contro ammogliati'. Walter, che non ama il calcio, si inventa così portiere, ma è totalmente imbranato e diventa oggetto di sfottò da parte dei colleghi; tra questi, l'ingegner Gusperti lo ribattezza con ironia 'Zamora', grande portiere spagnolo degli anni '30. Walter sopporta tutto, ma quando si innamora della sua segretaria, Ada (Marta Gastini), cerca un riscatto. Si fa dare così lezioni da un ex-portiere (Neri Marcoré), ormai caduto in disgrazia, per diventare quel campione che non è mai stato. "Questa storia mi rispecchia - ribadisce Marcorè - perché contiene elementi della mia adolescenza, ovvero la mia timidezza, la mia insicurezza, i miei impacci. Ho trovato nel romanzo di Perrone tutti elementi per parlare di me e allo stesso tempo di contemporaneità. Mi riferisco soprattutto al rapporto tra Walter e la sua segretaria che non va come il ragioniere vorrebbe, ma questo solo per colpa sua. Lei gli impartisce una lezione facendogli capire che deve maturare nel rapporto con le donne". C'è qualcosa di autobiografico anche nel ruolo di portiere? "No, non ho mai giocato come portiere, ma secondo me è il ruolo più affascinante perché, come si dice, ci devi nascere portiere. In questo ruolo hai una responsabilità enorme, ti puoi esporre facilmente a qualche figuraccia. Il calcio in questo film, ci tengo a dirlo, è solo il pretesto in cui si innesca questa storia. È il maschile di questa storia che Walter rifiuta come rifiuta il padre. Anche per questo non gli piace il calcio". Nostalgia degli anni Sessanta? "Erano tempi diversi, ma anche oggi ci sono cose meravigliose che allora non c'erano. Certo c'è nostalgia per un'epoca in cui c'era innocenza, ma c'è anche perché allora eravamo più giovani". Riferimenti registici? "Sento sicuramente l'imprinting di Pupi Avati a cui devo molto, ma ce ne sono molti altri". Quella della regia è un'esperienza da ripetere? "Per ora mi godo il presente, ma credo ci sarà una seconda volta".

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