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Barbanti (S. Raffaele), per emicrania bene anticorpi monoclonali

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Barbanti (S. Raffaele), per emicrania bene anticorpi monoclonali

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In collaborazione con Teva

'Questo tipo di terapia è il punto del non ritorno'

Bologna, 01 marzo 2024, 20:36

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Barbanti, direttore dell’Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell’Irccs San Raffaele - RIPRODUZIONE RISERVATA

Barbanti, direttore dell’Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell’Irccs San Raffaele - RIPRODUZIONE RISERVATA
Barbanti, direttore dell’Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell’Irccs San Raffaele - RIPRODUZIONE RISERVATA

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“Gli anticorpi monoclonali sono il punto del non ritorno” nella cura dell’emicrania. Non ha dubbi il professor Piero Barbanti, Direttore dell’Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell’Irccs San Raffaele e professore di Neurologia presso l’Università San Raffaele di Roma. “L’esperienza che abbiamo fatto negli ultimi 5 anni - spiega - dimostra come funzionino in qualsiasi paziente con emicrania, sia con aura sia senza aura, episodico, con o senza l’uso di analgesici, con o senza comorbidità psichiatrica”. Tra i vantaggi di questo tipo di terapia, c’è il fatto che “funziona rapidamente, già dalle prime settimane – osserva il professor Barbanti – e ha una enorme tollerabilità, che nella vita reale è risultata ancora più sorprendente rispetto a quanto si è visto per gli studi randomizzati con placebo”.

Nel dettaglio “gli studi nella vita reale condotti in Italia dimostrano che non c’è un tasso di abbandono se non limitato ai pochi casi di pazienti che non rispondono al trattamento”, spiega il professor Barbanti. Abbiamo imparato che la maggior parte dei pazienti risponde rapidamente – precisa - entro 3 mesi, e il 55% di chi non lo fa entro 3 mesi risponde a 6 mei e ad un anno risponde il 91%”. Gli anticorpi monoclonali anti Cgrp hanno anche altri effetti positivi. “Il paziente appare più felice, più scanzonato, non solo con una migliore qualità della vita – prosegue il professor Barbanti - È probabile che questo tipo di molecole ci facciano osservare per casualità (serendipity come dicono gli inglesi) qualche azione accessoria che va aldilà della riduzione della frequenza dell’emicrania”. “Il paziente che assume anticorpi monoclonali ha meno attacchi, meno frequenti, meno dolorosi, meno associati a sintomi da accompagnamento. I pazienti spesso dicono che quando arriva l’attacco non lo devono nemmeno trattare perché va via da solo”, sottolinea il professor Barbanti. Ci sono altri vantaggi da non sottovalutare.

“La storia degli anticorpi monoclonali anti Cgrp degli ultimi 5 anni deve farci riscrivere un’altra storia, quella della farmacoresistenza – puntualizza il professor Barbanti - : anche i pazienti considerati refrattari alle cure in realtà rispondono agli anticorpi monoclonali. Nella maggioranza dei Centri cefalee italiani i pazienti hanno fallito non solo i tre canonici trattamenti come richiede Aifa, ma 5,6, 7 trattamenti con altri farmaci”, ma hanno riscontri positivi con questo tipo di trattamenti”. “Un altro tema forte è il paziente emicranico con abuso di analgesici, la croce per qualsiasi medico delle cefalee – conclude il professor Barbanti - Non sapevamo cosa fare nel passato. Prima eravamo in dubbio se fare anche il trattamento anti assuefazione, impropriamente chiamato disintossicante. Oggi sappiamo che è assolutamente irrilevante. Gli anticorpi monoclonali anti Cgrp funzionano anche in questa modalità di paziente senza altri trattamenti”. 

ANSAcom - In collaborazione con Teva

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