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Concordia, tecnici: "Conoscevamo difficoltà operazioni"

Gabrielli: "Pesano le previsioni meteo e le difficoltà con le catene"

Potrebbe slittare a martedì la partenza della Concordia dal Giglio. Lo ha detto il capo della Protezione Civile Gabrielli sottolineando che l'eventuale posticipo di 24 ore della partenza per Genova è dovuto sia alle condizioni meteo previste per lunedì sia ai rallentamenti alle operazioni di collegamento delle catene che devono sostenere i cassoni.

Ha raggiunto i 4 metri di rigalleggiamento il relitto della Concordia. I tecnici e i sommozzatori della Titan Micoperi sono infatti riusciti a lavorare per tutta la notte dopo che è calato il vento di maestrale che aveva creato problemi nei giorni precedenti. Al momento dunque si sta completando il lavoro per abbassare uno dei cassoni di poppa che restavano da collegare con le catene e successivamente i tecnici si sposteranno a prua per collegare l'ultimo cassone del lato di dritta. A quel punto le operazioni potranno procedere con il rigalleggiamento vero e proprio. Considerando che la linea di galleggiamento ipotizzata per il viaggio verso Genova è di 18 metri, i tecnici dovranno far riemergere ancora 14 metri di scafo.

Franceschini, Giglio era bella e resterà bella. "Il Giglio è un patrimonio ambientale fantastico. E' stata vittima di questo assurdo e incredibile incidente, ma ci sono tutte le condizioni perché il turismo cresca e si dimentichi quanto accaduto". Così il ministro dei Beni culturali e del turismo, Dario Franceschini, commenta l'imminente rimozione della nave Concordia dalle acque dell'isola del Giglio, a margine della presentazione delle celebrazioni per il centenario di Alberto Burri. Dopo la rimozione, prosegue il ministro, "noi sosterremo l'isola, come lo sta facendo la Regione, per superare questo momento complicato. Ma non credo ci sarà un danno permanente nel futuro. Il Giglio era bella e resterà bella".

I problemi nei collegamenti dei cavi e delle catene che sostengono i cassoni e il forte vento di maestrale "che non hanno la benché minima incidenza sul progetto complessivo e sulla stabilizzazione della nave", ha precisato il capo della Protezione Civile, hanno fatto slittare i tempi del rigalleggiamento vero e proprio di circa 24 ore. Dunque la nave comincerà a salire non più domani ma sabato. Inoltre è previsto un peggioramento meteo proprio nella giornata di lunedì: "le condizioni meteo attese, che saranno affinate nelle prossime ore, non sono proprio positive". Dunque, ha concluso Gabrielli, "il combinato disposto tra le problematiche tecniche e il peggioramento meteo, ci portano a dire che lunedì resta il nostro obiettivo ma non escludiamo che possa essere martedì la giornata della partenza".

"Conoscevamo le difficoltà dell'operazione e infatti abbiamo sempre ripetuto che è impossibile dare delle tempistiche precise". Franco Porcellacchia e Sergio Girotto, i due ingegneri responsabili del progetto di rimozione della Concordia, continuano a mostrarsi fiduciosi nonostante i ritardi e ribadiscono che ogni giorno vengono fatti "progressi significativi". Allo stato, hanno spiegato i tecnici, per dare il via al rigalleggiamento vero e proprio, restano da collegare 2 catene e 4 cavi a 3 cassoni sul lato di dritta. È invece stato risolto un problema con una terza catena, che era rimasta bloccata ed è ora invece collegata al cassone di riferimento.

Tecnici, conoscevamo difficoltà operazioni
"Conoscevamo le difficoltà dell'operazione e infatti abbiamo sempre ripetuto che è impossibile dare delle tempistiche precise". Franco Porcellacchia e Sergio Girotto, i due ingegneri responsabili del progetto di rimozione della Concordia, continuano a mostrarsi fiduciosi nonostante i ritardi e ribadiscono che ogni giorno vengono fatti "progressi significativi". Allo stato, hanno spiegato i tecnici, per dare il via al rigalleggiamento vero e proprio, restano da collegare 2 catene e 4 cavi a 3 cassoni sul lato di dritta. È invece stato risolto un problema con una terza catena, che era rimasta bloccata ed è ora invece collegata al cassone di riferimento.

Sloane, ore in mare aperto sono le più difficili
Dopo la punta nord della Corsica "saremo in mare aperto e quelle 48 ore saranno le più difficili, mi preoccupa soprattutto di conoscere bene le condizioni del tempo". A dirlo è il capo dell'operazione di rigalleggiamento e trasferimento a Genova della Costa Concordia, Nick Sloane, intervistato da Repubblica. Quanto alle garanzie sui rischi di inquinamento ambientale chieste dal ministro francese Segolene Royal, "non si possono dare garanzie assolute - dice Sloane - ma noi saremo a bordo e governeremo la situazione... sono fiducioso. Quando la nave lascerà il Giglio sarà nelle migliori condizioni". Questa operazione, continua Sloane, "è senza dubbio la sfida più difficile della mia vita, professionalmente la più complicata". E spiega come motiva il suo team: "confrontandoci di continuo, dialogando. Ogni giorno limiamo, correggiamo il programma".

LA STORIA Parla un naufrago: "voglio vederla andar via"

Pablo passa le sue giornate sul molo rosso, il punto più vicino alla Concordia accessibile dalla terraferma: "non me ne andrò fin quando quella nave non lascerà l'isola. Lì sopra ho visto la morte, ho creduto davvero di morire. E ora voglio solo vederla andarsene per sempre. Solo questo, poi me ne andrò". Pablo Lazaro è un signore spagnolo di 66 anni, viene da Alicante e quel 13 gennaio del 2012 era con la moglie Ana Mercedes e il figlio Edgar l'ospite della cabina 8220, ponte otto, "lo stesso della plancia di comando". In tasca ha ancora il badge per aprirla. Si erano imbarcati a Barcellona quattro giorni prima e tutto si sarebbe aspettato meno che di finire all'ospedale di Grosseto, portato via dalla nave con un elicottero. "Quella sera - racconta - eravamo a cena. Abbiamo sentito prima un rumore sordo e lungo, poi un colpo secco che ha fatto volare tavoli e sedie. L'altoparlante di bordo ripeteva che c'era un problema al generatore elettrico ma io sono meccanico, certe cose le capisco. Pensano che la gente sia stupida, ma non è così: ho capito subito che avevamo sbattuto contro le rocce. Ho sentito il colpo sulle mie ginocchia". Sono momenti di panico, che Pablo non potrà mai dimenticare. "Ho preso mia moglie e le ho detto 'andiamo via di qui', siamo corsi in cabina a prendere i giubbotti, tutto intorno c'era il panico. Poi siamo scesi al ponte quattro, quello delle scialuppe, ma quando una di quelle è andata a sbattere contro la nave che si inclinava, ho capito che se fossimo rimasti lì saremmo morti. Così ho cercato di risalire e aspettare qualcuno che ci venisse a salvare". Pablo, Ana ed Edgar ce l'hanno fatta: facevano parte di quella lunga scia di formiche umane sul lato di sinistra della nave, quello non finito sott'acqua, ripresa dalle telecamere ad infrarossi dei soccorritori.

"Siamo stati ad un passo dalla morte - dice - non vedevamo l'isola, solo il mare nero davanti a noi. Ho guardato negli occhi mia moglie e le ho detto: 'questi sono gli ultimi istanti della nostra vita". Non è andata così; Pablo e la sua famiglia sono stati recuperati alle 3 di notte e portati direttamente a Grosseto. Il Giglio l'ha visto per la prima volta un anno e mezzo dopo l'incidente. Ed ora, che è tornato per veder partire la Concordia e l'"opera faraonica" messa su da Costa per portarla via. Costa che, dice, non si è comportata proprio bene con lui. "Alcune persone di Costa sono state meravigliose con noi. Ma dalla società non ho avuto nulla". Quel che è certo è che lì la Concordia non ci doveva stare. "Più la guardo e più mi sembra assurdo che con la tecnologia che c'è oggi sia avvenuta una tragedia come questa. Non è pensabile che una cosa simile possa succedere perché una persona sola non segue le disposizioni". Eppure il grande colpevole è per tutti Schettino. "Penso che tutti potremmo essere Schettino - sorride amaro Pablo - perché in certe situazioni il senso di superiorità, la superficialità, non ti fanno ragionare, ti fanno perdere di vista regole e punti fermi. Ed è allora che si perde la sicurezza. E' allora che succedono gli incidenti e le tragedie. Se io cammino sul bordo di questo molo, troppo verso il mare, prima o poi finisco in acqua. La Concordia ha navigato troppo vicino agli scogli, troppo. Ed è caduta." 

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