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22 luglio, 09:58 Primopiano

Concordia: la Memoria in chiesa Giglio

Allestita da prete: 'Oggetti portati in questi due anni'

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Una vetrina con oggetti della nave Concordia allestita all'interno della chiesa di S. Lorenzo. ANSA/ALESSANDRO DI MEO ©

Una vetrina con oggetti della nave Concordia allestita all'interno della chiesa di S. Lorenzo, Giglio Porto (Grosseto) - Foto di Alessandro Di Meo

 Don Lorenzo dice che non ha chiesto mai nulla e tutto quel che ha raccolto glielo hanno portato gli uomini e le donne che in questi due anni e mezzo hanno lavorato sulla Concordia: c'è il pane raccolto sul pavimento della chiesa di bordo e un frammento delle Scole, le rocce su cui la nave si è schiantata; il crocifisso e il tabernacolo che erano sulla nave assieme ad una cima e ad un casco da operario. Sono i ricordi della Concordia, i ricordi di quella notte maledetta di gennaio che il parroco di Giglio porto ha raccolto in quella che lui stesso definisce la "vetrina della Memoria".


La vetrina sta alla sinistra dell'altare, al centro della Chiesa: prima di arrivarci bisogna per forza guardare ancora una volta i volti di molti dei 32 morti, che Don Lorenzo ha raccolto in un poster attaccato sul portone della chiesa. C'è Maria Grazia Tricarichi, l'ultima vittima recuperata, e Dyana, la più piccola, solo 5 anni; e c'è il volto sorridente di Russel Rebello, il cameriere indiano il cui corpo non è mai stato trovato. Tutti vogliono che quando verrà smantellata a Genova, la nave lo restituisca, almeno per dare pace al fratello Kevin che in tutto questo tempo non ha mai smesso di sperare. "Questa vetrina serve a ricordare a tutti cosa è stata quella crociera - racconta don Lorenzo - ed anche cosa è stata questa chiesa in quella notte di gennaio. Perché questo luogo, oltre che essere ora e allora la casa di Dio, è stato ed è il luogo di custodia dell'uomo, il luogo dell'ospitalità".

E già perché fu proprio lì che, bagnati e intirizziti dal freddo, furono accolti dai gigliesi i primi naufraghi sbarcati con le scialuppe. È lì che venne dato loro il primo conforto, il primo abbraccio e una coperta calda per scacciare il terrore. "Ogni cosa che è qui l'hanno portata le persone che sono state sulla Concordia, non ho mai chiesto nulla". Ci starebbe bene anche la campana della nave, in chiesa. Ma qualcuno, durante i lavori dei giorni immediatamente successivi al naufragio, l'ha rubata. Qualcuno che evidentemente non conosce il valore dei simboli e pensa che tutto possa esser trasformato in merce. "Chissà dove è finita - dice don Lorenzo - non lo sapremo mai e non la rivedremo mai più". Nella vetrina ci sono anche una cerata e un giubbotto salvagente appartenuto all'equipaggio e, ultimo arrivato, un contenitore con dell'olio combustibile che era nei serbatoi della nave. Forse arriverà qualcos'altro, quando la Concordia se ne andrà per sempre, ma non è un problema di don Lorenzo. "Io sono qui, la vetrina è qui, se vogliono possono portare quel che vogliono". Al momento, invece, non è prevista una benedizione del convoglio e del relitto prima del viaggio verso Genova. Ma il parroco non si tira indietro, "Io non voglio invadere gli spazi di nessuno, sono sempre a disposizione. Se me lo chiedono, se hanno piacere, lo farò. E sarà anche un piacere per me".

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