La rinuncia di Amburgo a concorrere per ospitare i Giochi Olimpici del 2024 fa felice soltanto le sue avversarie: Budapest, Los Angeles, Parigi e Roma che si ritrovano con una concorrente in meno nella corsa che terminerà nel settembre 2017, quando a Lima sarà deciso la sede dell'Olimpiade. Di sicuro l'esito del referendum cittadino di ieri, in cui il 51,7% dei 650mila elettori che si sono presentati alle urne ha bocciato la candidatura, ha reso la cancelliera Angela Merkel "molto dispiaciuta". "Ritiene questa decisione deplorevole. Ovviamente rispetterà la decisione della gente - assicura la portavoce del Governo tedesco Christiane Wirtz -. Ecco perché si svolgono i referendum: per capire cosa vuole la gente. E ormai è chiaro che gli abitanti di Amburgo non vogliono le Olimpiadi". Una delusione anche per il connazionale Thomas Bach che da presidente del Cio, nonostante l'introduzione dell'agenda 2020 che rende i Giochi più sostenibili, vede rinunciare proprio la città candidata dal suo Paese. "Per Amburgo e per la Germania - è il pensiero del n.1 del capo dello sport mondiale - si tratta di un'opportunità persa". Secondo Bach questo risultato è il frutto del clima di incertezza che c'è in Germania dopo le polemiche sugli arrivi di profughi e migranti e dopo gli ultimi fatti di Parigi; su cui hanno influito anche i recenti scandali - dalla corruzione al doping - scoppiati recentemente nel mondo dello sport. In particolare, la situazione in Germania, secondo il presidente del Cio "richiede un grande sforzo da parte del Governo e provoca nella società un senso di incertezza. Ci dispiace per questa decisione, che deve comunque essere considerata alla luce del momento molto particolare, e difficile, in cui si è svolto questo referendum". "Non me lo aspettavo - il commento del presidente del Coni Malagò, in mattinata -. Avevo parlato con i miei amici dirigenti tedeschi ed erano molto fiduciosi. Credo che in qualche modo abbiano inciso i fatti degli ultimi tempi perché spesso queste valutazioni sono di pancia, emotive. Cosa cambia per Roma? Io non sottovaluto nessuno avversario, ora siamo in quattro quindi abbiamo il 25% di possibilità". In Italia "non abbiamo l'obbligo e lo strumento giuridico per una forma referendaria come quella che c'è stata in Germania ma ho sempre sostenuto che tra il febbraio 2016, quando inizieranno a delinearsi gli aspetti del dossier e, l'anno successivo, quando ci saranno gli ultimi adempimenti formali, ci sarà modo di parlare, di avere delle indagini che coinvolgeranno la città. Su questo non c'è nessun tipo di preoccupazione", ha spiegato Malagò in occasione della consegna dei premi Coni-Ussi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA