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Intercultura, Il futuro che vogliamo, 'Obiettivo sul mondo'

Intercultura, Il futuro che vogliamo, 'Obiettivo sul mondo'

Nei giorni degli attacchi di Parigi, i giovani raccontano in immagini la loro esperienza. Concorso in collaborazione con l'ANSA

29 novembre 2017, 12:09

Redazione ANSA

ANSACheck

Cecilia Terrenghi-Uomini Seduti, Giappone. L’interno di un’antica e tradizionale casa giapponese. I nostri due vicini di casa che ogni pomeriggio si rifugiano all’interno dell’abitazione per ripararsi dal sole e dal caldo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cecilia Terrenghi-Uomini Seduti, Giappone. L’interno di un’antica e tradizionale casa giapponese. I nostri due vicini di casa che ogni pomeriggio si rifugiano all’interno dell’abitazione per ripararsi dal sole e dal caldo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Cecilia Terrenghi-Uomini Seduti, Giappone. L’interno di un’antica e tradizionale casa giapponese. I nostri due vicini di casa che ogni pomeriggio si rifugiano all’interno dell’abitazione per ripararsi dal sole e dal caldo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Hanno trascorso un mese all’estero e sono rientrati a casa come cittadini del mondo. Sono le centinaia di adolescenti che nella scorsa estate sono partiti alla volta di Giappone, Cina, Argentina, Costarica, Irlanda, Danimarca, Stati Uniti, Finlandia, Spagna e che hanno saputo scoprire alcuni aspetti meno stereotipati della cultura dei Paesi che li hanno ospitati. Lo hanno fatto anche attraverso le immagini, partecipando al concorso “Un obiettivo sul mondo” realizzato da Intercultura, in collaborazione con l’Ansa.

Il risultato del loro lavoro parla di integrazione, di tolleranza, di accoglienza e racconta il futuro che vogliamo nei giorni in cui la cronaca - dagli attacchi a Parigi alla paura nelle città europee fino alla crisi tra Russia e Turchia e alla guerra in Siria - mostra immagini opposte. Gli scatti realizzati dagli studenti di Intercultura testimoniano una nuova e allargata percezione del mondo, colta anche dai particolari della vita quotidiana.

Cecilia Terrenghi di Como, 16 anni, vincitrice del concorso, un mese trascorso in Giappone la scorsa estate, ad esempio, ha deciso di sintetizzare una giornata tipica di due anziani, depositari di una cultura millenaria sempre viva e attuale, con uno splendido scatto in bianco e nero, dove il fascio di luce, illuminandoli, li ferma per sempre in una dimensione di eterno presente. 

La seconda classificata Francesca Rech, 17 anni di Roma, nel suo mese in Irlanda, ha voluto raccontare la sua Dublino attraverso il filtro di una finestra annebbiata dalle gocce di pioggia, fredda e umida, ma non per questo meno emozionante e calda di umanità.

La terza classificata, Miriam Cossettini, 17enne di Treviso, ha riassunto la sua esperienza di un mese in Canada, scattando una cartolina dal grande Paese dove protagonista, più che la natura, è una giovane studentessa avvolta in una bandiera, a suggello di un’esperienza di vita che può unire persone di nazionalità diverse.

Le tre ragazze trascorreranno la mattinata di lunedì 30 novembre nella redazione centrale dell’Ansa, in via della Dataria a Roma, come vere e proprie fotoreporter.

Mentre la civiltà occidentale si sente sotto assedio, l’incontro tra adolescenti di nazionalità, lingue, culture diverse è una risposta concreta all’intolleranza. Intercultura, che opera in Italia dal 1955, vuole contribuire a creare una società mondiale pacificata, non dalla presenza egemone di poche culture ai danni delle altre, ma attraverso il riconoscimento degli apporti che ogni cultura nel suo divenire può dare alla soluzione di problemi comuni. L’Ansa attraverso le sue notizie e la vetrina di Ansa.it consente a milioni di persone ogni giorno, moltissimi dei quali giovani, di informarsi per costruire opinioni e assumere le loro responsabilità nella vita quotidiana.

Si tratta di collaborare alla costruzione di una società a misura d'uomo in un mondo trasformato in villaggio dalla tecnologia, dove il conflitto non sia dissimulato o risolto con la violenza, ma sia fonte di soluzioni originali e di progresso e dove le soluzioni emergenti non siano sempre quelle delle nazioni più ricche, ma riflettano anche quelle emarginate, oggi spesso senza terra, nazione o parola. Intercultura dialoga con il sistema educativo italiano per sensibilizzarlo alle tematiche interculturali ed aprirlo alla conoscenza e allo studio delle relazioni con le altre culture. Il metodo utilizzato è quello di far vivere un'esperienza personale di educazione alla mondialità e guidata dai volontari dell’Associazione (le informazioni sul sito www.intercultura.it

I partecipanti agli scambi sono soprattutto giovani tra i 15 e i 18 anni (ritenuti sufficientemente maturi per affrontare l'esperienza in modo non superficiale, ma non ancora coinvolti in scelte di vita definitive); per accoglierli in un'altra cultura sono state privilegiate le famiglie e le scuole, riconoscendo il loro ruolo di trasmettitori primari di cultura nella società. 

Ecco perché, nelle immagini dei ragazzi che hanno partecipato al concorso fotografico, appaiono anche riferimenti a Ground Zero, o a un anziano musulmano che osserva l’immensità dell’oceano Pacifico, come nel caso della foto di Miriam Russo intitolata “Un mondo senza colori” e così spiegata: “Quello che il ‘senza colori’ dovrebbe rappresentare è la consapevolezza di vivere in un mondo dove tutto è uguale ma in maniera diversa.

Non importa l’etnia, la religione, l’orientamento politico e il colore della pelle. Multietnicità, anche questa è California, in un’America che sembra riprendere i concetti del cosmopolitismo, poiché qui si sentono tutti un po’ cittadini del mondo, aperti a qualsiasi tipo di cultura, pronti a scambiare e confrontare modi di vita e tradizioni completamente diversi tra loro, riuscendoci forse molto meglio rispetto ad altre nazioni”.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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