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Terremoto L'Aquila, le new town fanno acqua IL REPORTAGE

Anche sigilli ad 800 balconi a rischio crollo. Alcuni complessi rischiano di essere abbattuti

Enrica Di Battista

Questo il reportage di Enrica Di Battista dell'aprile 2015

 

La prima new town all'Aquila venne annunciata da Berlusconi in collegamento telefonico con Porta a Porta. Era la sera del 6 aprile 2009, l'Italia era sotto choc per le immagini del terremoto, la città piangeva le vittime, molte persone erano ancora sotto le macerie. E alcuni imprenditori ridevano. Poi le new town sono diventate 19: costruite in tempi record con operai al lavoro giorno e notte, costate circa un miliardo di euro. Oggi questi quartieri dormitorio privi di ogni servizio, anche in montagna e lontani dall'Aquila, cadono a pezzi, tranne rare eccezioni.

Il Progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili) voluto da Berlusconi e Bertolaso per 16 mila aquilani sfollati, dopo sei anni fa letteralmente acqua da tutte le parti: infiltrazioni in molti appartamenti e nei garage, perdite dagli scarichi, allagamenti, pavimenti che si scollano, problemi fognari. Per la verità non se la passano molto meglio neanche molti MAP (Moduli Abitativi Provvisori), le casette di legno delle frazioni e dei Comuni.

Ma non c'è solo questo: da quando nel settembre 2014 è crollato, per fortuna senza vittime o feriti, un balcone a Cese di Preturo, sede di uno dei 19 Progetti C.A.S.E., sono sotto sequestro 800 balconi in cinque di questi insediamenti dell' Aquilano. La palazzina del crollo è stata sgomberata, in altre 22 piastre di cinque new town diverse (oltre a Preturo, Arischia, Collebrincioni, Sassa, Coppito) sono stati posti i sigilli ai balconi di intere palazzine e al piano terra, nell' area corrispondente ai balconi dei piani superiori. E così, in queste case dove è in atto il sequestro, la gente continua a vivere ma 'sigillata' dentro casa, senza poter uscire sul balcone.

Per il crollo di Cese c'è un'inchiesta aperta, per difetti di costruzione e fornitura di materiali scadenti, con 39 indagati. Il legno per balconi e alloggi era stato fornito nel 2009 dalla Safwood, sotto inchiesta a Piacenza per crac finanziario. "Se la procura dovesse accertare che non solo i balconi ma anche i solai degli appartamenti sono a rischio per la stessa fornitura scadente, avrò 700 famiglie cui dare un altro tetto", dice preoccupato il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente. Inoltre le ditte che nel 2009 hanno costruito le new town dovrebbero, per contratto, intervenire sulle manutenzioni per 10 anni ma molte di queste imprese sono fallite e quindi il Comune non sa su chi rivalersi. In casi gravi e onerosi, dove il risanamento costerebbe milioni di euro, Cialente ipotizza già il possibile abbattimento di alcuni di questi complessi.

Poco dopo la realizzazione del Progetto C.A.S.E. alcune inchieste di Libera e poi un dossier dell'Ue, firmato dal deputato danese Soren Sondergaard, hanno mostrato lo spreco di denaro e le infiltrazioni mafiose nella costruzione di questi complessi abitativi, costati 2.700 euro al metro quadrato. La storia del Progetto C.A.S.E. ha visto poi anche l'inchiesta sugli isolatori sismici, installati in gran numero sotto le piastre delle new town: durante alcune prove di laboratorio in California, invece di resistere al terremoto simulato, si sono spezzati.

Nel frattempo il Comune dell'Aquila ha assunto a patrimonio, dalla Protezione civile, tutte le new town e c'è chi si chiede come farà a fare una manutenzione che ormai solo ordinaria non sarà. Su ANSA.it gli approfondimenti video e lo speciale sulla ricostruzione dell'Aquila.

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