(di Marina Bianchi)
BARI - Li separano oltre 40 anni di età, ma lo spirito e l'amore per la Sicilia sono gli stessi: Andrea Camilleri e Pif sono stati insieme stamattina per il Bif&st sul palco del Petruzzelli e hanno parlato di Sicilia, mafia, e soprattutto di letteratura.
L'occasione è nata dall'ultima proiezione, stamane, del film 'A ciascuno il suo' di Elio Petri tratto da un romanzo di Sciascia per ricordare Gian Maria Volontè. Camilleri ricorda di aver "impiegato Volontè solo in produzioni radiofoniche, ed era straordinario perché la sua capacità vocale era pari alla sua presenza fisica, c'era un adeguamento della voce ai personaggi".
Pif si agita sulla poltroncina e confessa "sono imbarazzato, non mi sembra vero di parlare con Camilleri di Volontè, Petri, Sciascia e sul palco del Petruzzelli". E Camilleri intanto continua il suo racconto e ricorda che la sua amicizia con Sciascia nacque quando lui, funzionario Rai, lo invitò a ridurre un suo romanzo per la radio. Dopo un lungo carteggio - continua - "diventammo amici perché eravamo tutte e due sotto il segno di Pirandello e molto amici perché litigavamo spesso e si litiga solo se si è molto amici". Ma perché - gli domandano - Sciascia non entrò mai in politica? "Sciascia - risponde - era irreprensibile con la sua precisione, la sua scrittura nitida, la sua mentalità: non ci azzeccava nulla con la politica, solo ai tempi dell'affaire Moro accettò una carica perché pensava di potere avere così accesso a certe carte".
Qualcuno dal pubblico domanda ancora quale delle due generazioni abbia più da raccontare e, mentre Pif riflette che "la giovinezza di un tempo era meno interessante di quella di oggi", Camilleri aggiunge che "il mondo cambia, cambiano gli approcci alle cose e non è possibile trarre una morale. Ognuno vive il suo tempo". "Pirandello chiudeva le sue lettere - continua - con la frase 'Ti bacio sulla bocca', oggi suonerebbe come immorale". Il passo da Sciascia alla letteratura è breve.
"Io ho il sospetto che a noi siciliani - dice Pif - una certa letteratura ci abbia fatto male. Prendiamo Il Gattopardo: quasi nessuno lo ha letto ma i siciliani, in particolare se ricoprono una carica pubblica, in qualunque palazzo nobiliare dell'isola dicono: "Qui Visconti ha girato la scena del ballo'. L'altra frase: 'E' necessario che tutto cambi perché nulla cambi' . E' una bella frase perché con questa abbiamo dato una bella patina alla nostra ignavia, al fatto che in realtà non facciamo nulla".
Ma qualcosa sta cambiando - continua Pif, contento perché nel frattempo è giunta la notizia dell'arresto di Dell'Utri a Beirut - è necessario parlare alla mafia ma bisogna trovare il modo". "L'arresto di Dell'Utri - continua - mi sembra un film di James Bond: quando lo hanno trovato Dell'Utri stava accarezzando un gatto bianco e nelle cantine della sua abitazione alcuni tecnici stavano preparando una bomba". "Di alcuni mafiosi sappiamo molto, di altri non riusciremo a sapere altro - dice Pif -. In passato era accettato dalla società che qualcuno potesse far parte della mafia, la Palermo bene faceva a gara per avere la mafia a casa. Le trattative tra Stato Italia e mafia ci sono sempre state". "Ora - continua Pif - dobbiamo cambiare. E' vero quello che ho detto prima sul 'Gattopardo' che è una caratteristica meridionale essere convinti (o convincersi) che nulla può cambiare, dobbiamo cambiare, non è possibile che ancora oggi stiamo qui a parlare di mafia". Ma tu che sei testimone (dal nome della sua trasmissione su Mtv) - gli domandano - non hai paura?. "No" è la risposta di Pif.
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