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Cinema: Radford al Bif&st, negli attori cerco 'umanità'

E ricorda interpretazione memorabile Troisi nel film Il postino

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(di Marina Bianchi)
BARI - ''Avevo già conosciuto Massimo prima di girare 'Il postino' in Scozia e dopo molti tentennamenti abbiamo deciso di lavorare insieme'': Michael Radford comincia la sua lezione di cinema per il Bif&st, il festival che si concluderà domani a Bari, ricordando Massimo Troisi, coregista di quel film, che morì nel '94 poco dopo la fine delle riprese.
''Conoscevo già gli attori italiani - ricorda - dei quali mi piace in modo particolare l'umanità, avevo già diretto Giovanni Mauriello dieci anni prima, nell'83, nel film 'Another time, another place', avevo delle perplessità su girare un film in un'altra lingua, su un'altra cultura, mi sembrava una scommessa ma Massimo mi disse: 'Maestro tu hai l'umanità e tutto il resto si supera, è il tuo film, fallo'. E la sua interpretazione fu memorabile anche se doveva recitare sotto tono''. ''Ricordo le difficoltà dei primi giorni di ripresa: io dicevo ai tecnici quello che volevo facessero e loro facevano altro, poi finalmente ci siamo intesi e tutto è andato per il meglio''. ''E non è vero che Massimo morì subito dopo la fine delle riprese - ricorda - per tutta la troupe l'attore non c'era già. Il 70 per cento delle scene fu girato con la controfigura, gli feci leggere alcuni dialoghi mentre era sdraiato a letto e poi abbiamo fatto delle acrobazie nel montaggio''.
''Quello che voglio dire - ha aggiunto - è che per me il cinema italiano è il più grande del mondo proprio per questa grande umanità, per il senso dell'umorismo che c'è anche nelle piccole cose della vita, per la simpatia che gli attori trasmettono, per i personaggi che avendo sofferto, hanno una profondità, uno spessore''.
Ed è l'umanità dei personaggi che Radford cerca nei suoi film. ''Quando ho girato 'Il mercante di Venezia (2004 con Al Pacino) - ricorda - non ho voluto attualizzare Shakespeare ma portare la gente a conoscere un'epoca che non conosce perché poi i temi sono sempre quelli: gli immigrati della prima generazione cercano di adeguarsi, quella della seconda di amalgamarsi.
Quello che mi interessa di Shylock è l'umanità, il coraggio. E per questo ho girato anche il film sul pianista Michel Petrucciani (2007). Aveva una malattia terribile, soffriva molto ma era un personaggio straordinario, mi aveva colpito il suo coraggio e volevo entrare nelle mentalità di quell'uomo, nella sua sofferenza''. ''La differenza tra teatro e cinema - aggiunge - è il primo piano cinematografico che ti consente di entrare nell'anima''.
''La vita è molto complicata e ci sforziamo di viverla al meglio - conclude - nei miei film voglio parlare solo della gente che sogna una vita migliore, meglio che proporre un discorso politico perchè i politici vogliono una cosa sola: il potere".

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