(di Marina Bianchi)
BARI - Un altro tassello al 'tributo' che il 'Bif&st' ha curato per ricordare i venti anni dalla morte di Gian Maria Volontè, è stato aggiunto oggi da Marco Bellocchio che lo diresse nel '72 nel film 'Sbatti il mostro in prima pagina'.
L'omaggio a Volontè si è articolato in varie sezioni tra le quali 'Volontè e i banditi', 'Volontè e i mass media', 'Volontè e gli intellettuali', 'Volontè e la classe operaia', con ricordi dei fratelli Vanzina, Gianni Amelio, Giuliano Montaldo, Lou Castel e si concluderanno domani con un ricordo di Francesco Rosi. Oggi si è parlato di 'Volontè e la politica' partendo dal film 'Sbatti il mostro in prima pagina' in cui il redattore capo di un quotidiano milanese strumentalizza un caso di stupro con omicidio montando una campagna diffamatoria contro un extraparlamentare di sinistra.
"Si trattava di un personaggio perfido e Volontè - ha ricordato Bellocchio - lo ha costruito non come i suoi colleghi italiani che rimanevano sempre un po' se stessi, ma come i grandi attori americani, trasformandosi e immedesimandosi totalmente". "Aveva un carattere difficile, molto collaborativo ma il rapporto con lui si fermava al set. Era molto riservato - ha continuato - non si sapeva nulla, o molto poco, della sua vita privata, certo aveva degli amici, con un gruppo di loro giocava a carte, amava andare in barca, ma ripeto lo ricordo come molto riservato". "E questa riservatezza valeva anche per il suo percorso politico, sulle sue scelte politiche che tanto hanno inciso sulle sue scelte cinematografiche".
"Gli anni settanta - ha continuato Bellocchio - erano anni turbolenti, il terrorismo era alle porte e c'erano movimenti dentro e fuori la legge. C'era l'idea di contrapposizione e la volontà di attribuire alla parte avversa delle responsabilità. C'era l'ideologia politica che voleva cambiare utopisticamente la società". "In questo clima - ha aggiunto -, Volontè aveva con il Pci un rapporto dialettico ma conflittuale. Non cercava sceneggiature, copioni, ma quando sceglieva quelli che gli erano sottoposti lo faceva con criteri politici ma altalenanti". "Così vanno visti gli ultimi anni della sua vita - ha concluso - non fu emarginato, rifiutato, anzi in quegli anni interpretò anche dei buoni film, ma face altre scelte, si dedicò anche al teatro. Era un attore eccezionale, 'a parte'".
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