(di Francesco Gallo)
BARI - L'altezza di una giraffa purtroppo non supera il muro che divide la Palestina da Israele, eppure il regista Rani Mashalla sceglie proprio questo animale, il più alto di tutti, come simbolo di pace tra i due popoli. "La giraffa guarda tutto dall'alto e così poteva guardare dall'alto anche il conflitto israelo-palestinese, ma non può guardare oltre il muro che divide Israele dalla Palestina, perché arriva appena a metà dell'altezza di quel muro", spiega il regista, oggi al Bif&st di Bari dove ha presentato il suo film 'Giraffada' che sarà in sala il 22 maggio distribuito da Visionaria. Il lungometraggio, prodotto da Cisgiordania, Italia, Francia e Germania, è tratto da una storia vera ed ha come protagoniste due giraffe. Di scena Yacine che lavora come veterinario nello zoo di Qalqylia, nei territori palestinesi. Qui sono ospitate anche le giraffe Rita e Brownie, l'unica passione di suo figlio Ziad. Quando Brownie muore per un raid aereo, il piccolo Ziad accompagna il padre in una pericolosa avventura per trovare un nuovo compagno a Rita. Il loro piano sarà quello di trafugare un maschio di giraffa da uno zoo israeliano e di introdurlo poi di nascosto nel loro zoo, ma le cose si metteranno male.
"Ho scelto la giraffa - spiega oggi Mashalla - perché è l'animale più alto di tutti e quindi può vedere le cose in una prospettiva nuova, diversa. Non credo che il conflitto israelo-palestinese possa essere risolto dai rispettivi governi, mentre sono convinto che la pace possa nascere dagli uomini, dai due popoli". Una consapevolezza, quella del regista, che suscita molti dubbi, anche a lui stesso. "Certo, il mio è un messaggio artistico. Ancora adesso non capisco perché l'Onu non faccia valere i diritti della Palestina dopo che hanno riconosciuto lo Stato palestinese. C'è una complicata trattativa di pace e l'Onu dovrebbe intervenire per risolvere questa condizione dolorosa". "Io ho amici ebrei e palestinesi e riesco a trasmettere attraverso il contatto la comunicazione tra i due popoli. La pace deve essere fatta dalla comunicazione non dai governi. Io so che Israele si sta ritirando dalle trattative di pace, mentre non capisco perché non venga imposto il diritto internazionale dalle Nazioni Unite". Tra le curiosità del film, girato da una troupe israelo-palestinese, quella che ha visto la componente israeliana rischiare la propria vita quando si è girato nei territori palestinesi: "Anche questo è il cinema".
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