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Renzi: 'Nome Colle con più largo consenso, faremo presto'

Riflettano tutti senza polemiche, divisioni e litigi del passato

Sul nuovo presidente della Repubblica si cercherà il consenso "più largo possibile": "da Forza Italia fino ai 5 Stelle, Sel, Fdi, Lega, centristi e naturalmente il Pd". Matteo Renzi fa un elenco puntuale. Sa che nella partita che si sta aprire per il Quirinale spetterà a lui dare le carte. E non si preclude nessuna strada. Assicura che intende aprire una "riflessione" con tutti, anche se alla fine "sarà difficile che tutti accettino" lo stesso nome e quindi non sarebbe "un fallimento" non riuscire a eleggerlo entro la terza votazione. Di certo - sottolinea il premier in serata ospite di Raiuno - si procederà rapidamente: "Faccio una scommessa i parlamentari lo eleggeranno presto. Non faranno come le altre volte che rimangono lì le giornate". Il prossimo presidente - ha poi scherzato Renzi - dovrà "essere non polemico, saggio: il mio contrario".

Silvio Berlusconi, per parte sua, conta di essere in gioco da interlocutore privilegiato, in nome di quello "spirito del Nazareno" che fa registrare in giornata la presenza, per circa due ore, a Palazzo Chigi di Denis Verdini. Ma nessuno vuol essere tagliato fuori. E così se Ncd invoca un cattolico e Beppe Grillo punta a scompaginare i giochi, l'Idv invoca Mario Draghi. Il presidente della Bce a metà mattinata viene avvistato in piazza Colonna, a Roma. Esce dallo store dell'As Roma, dove pare abbia acquistato un abbonamento da regalare. E da Palazzo Chigi assicurano che non ha mai varcato il portone della sede del governo. Ma la presenza di Draghi a pochi passi dagli uffici di Renzi e poi il fatto che il premier nel primo pomeriggio esca per circa un'ora per un incontro riservato, fa impazzare per tutto il giorno le congetture su un possibile faccia a faccia. Nel perimetro di Palazzo Chigi, per partecipare a due diversi convegni, vengono avvistati anche Giuliano Amato e Franco Marini. E così il 'toto Quirinale' trasforma i 'papabili' in osservati speciali. Anche se, come sottolinea Renzi, parlarne è ancora prematuro, materia per appassionati di politica. Perché Giorgio Napolitano sta continuando a "fare il suo dovere" con "lo stesso impegno" che ha mostrato nei nove anni trascorsi: "Lavora, agisce, controlla le carte".

E a un "grandissimo italiano" come lui si deve fino all'ultimo "rispetto istituzionale, politico e personale". Chi lo insulta dovrebbe "ricordare" che ha "salvato le istituzioni dopo che i partiti, con una figuraccia storica", hanno fallito il colpo nel 2013. Questa volta non si ripeteranno scene come quella dei 101, assicura a tutti gli interlocutori il presidente del Consiglio. Ma i renziani avvertono che la partita vera il loro leader la giocherà solo a tempo debito. Ascolterà, di certo, il suo Pd. E si assumerà l'onere di una proposta agli altri partiti, magari anche nella forma di una terna di nomi.

La ricerca di un consenso amplissimo è obbligato, anche per la necessità di neutralizzare il maggior numero possibile di franchi tiratori. Ma poi nessuno schema è scontato. E non è una tragedia, non un "fallimento", se si dovrà scavallare la terza votazione per evitare il vincolo della maggioranza dei due terzi. Il Patto del Nazareno, dice Silvio Berlusconi, ha "come conseguenza logica che non potrà essere eletto un capo dello Stato che a noi non sembri adeguato e che non sia un garanzia per tutti". Forza Italia auspica un nome non di parte (alla Prodi), non tecnico (alla Severino) e dal quale gli azzurri si possano sentire garantiti. Serve un "cattolico", dice Angelino Alfano. E Maurizio Lupi avverte che il Pd commetterebbe un "errore" se considerasse la proposta una sua "esclusiva".

Al Colle non vada "un servo di Bruxelles", intima Matteo Salvini. E i 5 Stelle, con Luigi Di Maio, lavorano a rompere gli schemi, per arrivare a una figura "diametralmente opposta" a Napolitano. "Spero si elegga un presidente autorevole e dotato di autonomia e indipendenza", dice la sua anche Enrico Letta. Che ha un motivo valido per tirarsi fuori dalla mischia: "Io? Non ho l'età...".

Renzi in tv,"lezione"ai bambini, il 2015 l'anno buono
"A me mi buttan fuori presto, mi rottameranno. E poi vi spiego cosa vuol dire...". Matteo Renzi va in tv, a farsi intervistare dai bambini. Niente jeans o giubbotti di pelle: si presenta in giacca e cravatta, tra piccoli ospiti quasi più eleganti di lui. Si siede tra Antonella Clerici e Bruno Vespa, ospite del programma "Un mondo da amare", che lancia sul piccolo schermo la volata all'Expo. E, tra battute sui "gabinetti" della politica "sporca", Babbo Natale e i selfie, parla alle famiglie italiane: il 2015 "è l'anno buono, ci sono tutte le condizioni per uscire dalle difficoltà. Ci credo anche per l'Expo, che sarà un'occasione di arricchimento".

Mentre i senatori si preparano a varare la legge di stabilità alle tre di notte ("Ma i politici non sono fantasmi...", sorride), il premier su RaiUno lancia un messaggio "di speranza": "I problemi ci sono, sono tanti e vanno affrontati" ma l'Italia ce la può fare, assicura. E intanto deve imparare "a farsi i selfie", perché visto dagli altri il nostro Paese è "ricco di bellezza", visto da noi i colori sono "un po' sbiaditi". L'Expo è proprio "una grandissima occasione per voler bene all'Italia", insiste il premier: perché non "possiamo essere rappresentati solo con le schifezze" come quelle che emergono dalle inchieste giudiziarie. Il là lo fornisce al premier la domanda impertinente di un bimbo: "Perché le riunioni di governo le chiamate riunioni di gabinetto?". Renzi sorride: "Già gli italiani hanno un'idea della politica non pulita...".

Se qualcuno sbaglia, spiega, bisogna "avere il pugno di ferro e mandarli a casa. Ma fare politica non è una parolaccia, quelli che rubano vanno mandati via a calci del sedere, ma non si deve pensare che la politica sia una cosa sporca. A scuola fate il capoclasse e dovete rappresentare tutti. Ma se qualcuno fa il furbo non potete dire che sono tutti uguali. Ebbene, così è nella politica".

"Da grandi la politica la farete anche voi, anche solo votando", dice il premier ai bambini, che non nascondono lo scetticismo verso la politica. Poi gli parla della scuola, in cui bisogna tornare a credere, e di Facebook, che non può però 'rottamare' rapporti personali e anche "i soliti strumenti": "Io per scrivere a Babbo Natale utilizzerei carta e penna...".

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