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Consulta-Csm: non si sblocca stallo, l'ira di Napolitano

"Fumate nere sollevano gravi interrogativi", Berlusconi va da Renzi

L'incastro dei veti incrociati e la difficoltà di arrivare a un accordo "bipartisan" tra partiti paralizzano il Parlamento che, per la XII volta consecutiva, non riesce a votare i due giudici per la Corte Costituzionale e i due componenti laici per il Csm. Luciano Violante e Donato Bruno non ce la fanno. E questo, nonostante il Capo dello Stato abbia invitato da giorni le forze politiche a fare presto e abbia lanciato l'appello a non avere una visione "settaria" delle candidature perché, così facendo, si bloccano le istituzioni e si aprono "nuovi interrogativi" sulle conseguenze che lo stallo può comportare. E il fatto di non essere ascoltato su una questione tanto delicata crea non poca irritazione al Colle, si racconta in ambienti parlamentari, che chiama Renzi e Berlusconi chiedendo con fermezza una soluzione definitiva.

Da qui la decisione dei due leader di incontrarsi a Palazzo Chigi per fare il punto. E blindare il patto del Nazareno accordandosi anche sulla necessità di accelerare sulla legge elettorale. Dopo un rapido giro di orizzonte il premier e il Cav decidono di confermare anche per giovedì (oggi, ndr) la coppia di candidati alla Consulta che però non riesce a raggiunge il quorum dei 570 voti (3/5 dei componenti). Riducendo anche le preferenze ottenute il giorno prima: Violante prende 518 voti (erano 526) e Bruno 511 (ne aveva 544). E nona fumata nera arriva anche per il Csm che resta così bloccato in attesa di vedere completato il suo plenum.

FI aveva provato a chiedere che il voto slittasse in attesa di arrivare a un accordo capace di resistere alla prova del voto segreto, ma i presidenti delle Camere, secondo quanto si apprende, sarebbero stati irremovibili nel non voler concedere un rinvio. Soprattutto i vertici di Montecitorio, si racconta, non sarebbero stati disposti a fare un passo indietro rispetto alla convocazione a oltranza del Parlamento decisa nei giorni scorsi. E così si sarebbe deciso di andare avanti. Ma se Pd e FI non riusciranno a stringere una vera intesa non solo con tutta la maggioranza, ma anche con l'opposizione, come Sel e Lega, sarà difficile riuscire a superare l'asticella dei 570 voti.

Ma ognuno vuole in cambio una contropartita e non sempre questa coincide con i desiderata dell'altro. Complicando enormemente il quadro. Ncd, si dice che avrebbe insistito più che altro sulla legge elettorale puntando a soglie più basse e preferenze, mentre Sel vorrebbe a Palazzo dei Marescialli la sua candidata: Paola Balducci. Anche la Lega insisterebbe per avere in cambio un suo rappresentante al Csm, assicurando che il nome spuntato a sorpresa, di Pierantonio Zanettin, spacciato dai forzisti come uomo gradito anche al Carroccio, non sarebbe quello da loro indicato. E, infatti, Zanettin, senatore FI e genero dell'avvocato di Berlusconi Franco Coppi, non passa, ottenendo solo 448 voti (ne servivano 514 cioè i 3/5 dei votanti). Gli altri, presentati e scritti sulla scheda più per contarsi e lanciare messaggi in codice, che per indicare una vera preferenza, sono Maurizio Paniz (35 voti); Nino Marotta (33); Ciro Falanga (26); Luigi Vitali (10 voti pur essendo ormai una candidatura ritirata; Balducci (7). Poi, sempre per il Csm, spuntano 16 voti per Violante, candidato invece alla Consulta (per evitare il "finto-errore" già capitato i Dem avevano mandato un sms per invitare a non sbagliare scheda); Bruni (14). A ciò, si aggiungano 36 voti dispersi, 115 bianche e 39 nulle.

Così le Camere si riconvocano per giovedì mattina alle 9.30, ma è molto probabile, si sostiene sempre nella maggioranza, che a un risultato definitivo si arriverà solo la prossima settimana. Bruno e Violante, al momento, sono confermati, ma c'è già chi lancia ipotesi alternative come quelle di Giovanni Guzzetta (FI) e Stefano Ceccanti (Pd). Mentre il M5S, che opta per la scheda bianca, una proposta per la Consulta la lancia ed è quella del costituzionalista Michele Ainis. Ma se si dovesse riuscire ad arrivare davvero a un accordo con Lega e Sel, assicurano i Dem, non sarà necessario cambiare il duo Bruno-Violante perché i voti alla fine "dovrebbero arrivare". "Questa prova - si aggiunge - può essere utile anche a far capire che sulle candidature si può anche insistere senza cedere subito al volere dei franchi tiratori". L'allusione, si sottolinea, è all'elezione del Colle. Passata e futura.

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