Vigilia elettorale di sangue in Nigeria. A poche ore dall'apertura dei seggi per le presidenziali e le legislative nel più popoloso Paese africano, numerosi miliziani Boko Haram sono stati uccisi e molti altri catturati dai militari in una maxioperazione condotta a Gwoza, nel nord-est del Paese, regione flagellata dagli attacchi dei jihadisti fedeli allo Stato islamico. Le forze armate hanno anche annunciato - con straordinario tempismo pre-elettorale - di aver distrutto i centri di comando dei miliziani che seminano il terrore da anni, con attentati, sequestri di massa, matrimoni e conversioni forzate che hanno causato migliaia di morti. L'emergenza terrorismo è una tra le principali sfide che il prossimo capo di Stato si troverà ad affrontare. Una sfida che ha visto impegnati, almeno a parole, i due principali candidati: il presidente uscente, il cristiano Goodluck Jonathan del People's Democratic Party e lo sfidante Muhammadu Buhari, generale musulmano ed ex dittatore, che giorni fa hanno annunciato una lotta senza quartiere al terrorismo, firmando un accordo per scongiurare le violenze e promettendo allo stesso tempo di non incitare tensioni di ordine etnico o religioso anche dopo i risultati. E di fronte al pericolo rappresentato dagli islamisti è sceso in campo anche il presidente americano Barack Obama che in un videomessaggio ha esortato i nigeriani ad andare a votare "pacificamente", ma anche a reagire alla brutale violenza del gruppo estremista che, ha detto, "deve essere fermato".