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Pistorius sapeva di non poter sparare senza minaccia diretta

Depone armaiolo. Ordine pistole e fucili annullato dopo delitto

PRETORIA, 17 MAR - Oscar Pistorius sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto sparare con la sua pistola se non contro una minaccia diretta alla sua vita, cioè per legittima difesa: è quanto ha detto nella sua deposizione al processo a Pretoria all'atleta sudafricano un rivenditore di armi dal quale lui comprò la pistola calibro 9 con cui la notte di San Valentino del 2013 uccise in casa sua la fidanzata Reeva Steenkamp.
    La difesa dell'atleta sostiene che lui abbia sparato attraverso la porta del bagno credendo che al suo interno si fosse nascosto un ladro introdottosi in piena notte in casa sua.
    Ma l'accusa, rappresentata dal procuratore Gerrie Nel, ritiene che si sia trattato di omicidio volontario, maturato dopo una lite, di cui hanno dato testimonianza diversi vicini di casa, svegliati nella notte da urla e strepiti. A Pistorius viene rimproverato dall'accusa, nel migliore dei casi, di non avere neanche verificato chi ci fosse in bagno e se Reeva non fosse ancora nel letto con lui.
    Sean Rens, il testimone sentito nell'udienza di oggi, gestisce un poligono di tiro a Johannesburg, vende armi e cura l'ottenimento del porto d'armi per i suoi clienti. In un questionario scritto da lui sottopostogli per l'acquisto della pistola, alla domanda "Un ladro entra in casa sua e comincia a rubare il suo impianto stereo. Le è consentito abbatterlo?", Pistorius ha riposto: "No, perché la vita non è in pericolo".
    Poi, alla domanda successiva, "I ladri sono armati e le si avvicinano. Le è consentito abbatterlo?", ha scritto "Sì".
    Rens ha confermato la descrizione già fatta da altri testimoni, di un Pistorius animato da "grande amore ed entusiasmo" per le armi da fuoco, ma che era cosciente del fatto che la legge in Sudafrica vieta di possederne più di quattro. L'armaiolo ha poi detto che poche ore dopo l'omicidio di Reeva a Pistorius è stato recapitato una fattura da 52.000 rand (3.500 euro) per l'acquisto di un vero arsenale: un fucile d'assalto, due fucili a pompa, una carabina e due potenti revolver. "La transazione è stata annullata un mese dopo i fatti", ha detto il testimone in aula.
    In aula sono state mostrate foto della porta del bagno e dei fori, dai quali è stato possibile stabilire la traiettoria dei proiettili che colpirono a morte Reeva.
    Nel processo, entrato oggi nella sua terza settimana, sono chiamati a deporre ancora diversi testimoni. (ANSA-AFP).
   

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