"Sono qui non solo come il più
vecchio amico di Francesco Rosi, a 93 anni, ma perché sono il
padrino di sua figlia Carolina. E Carolina e Luca, oltre che
moglie e marito, erano innamorati. Questa è la prima cosa che
voglio dire". Così lo scrittore Raffaele La Capria esordisce sul
palco del Teatro Argentina, pieno come mai per nessuna prima,
per l'ultimo saluto a Luca De Filippo.
"Io e Luca non ci siamo molto frequentati per via della
differenza d'età - ricorda - ma ci conoscevamo benissimo. Mio
fratello si era assunto il ruolo di suo mentore e scapestrato
com'era ciò preoccupava non poco Eduardo". Il paradosso della
vita di Luca De Filippo, sottolinea lo scrittore, "è che l'uomo
che più lo ha amato è stato anche quello che più gli ha reso la
vita complicata. Luca ha portato avanti per tutta la vita una
lotta per la libertà, per essere se stesso. Una lotta che ha
vinto completamente. Sarà ricordato per uno stile, di vita oltre
che di recitazione, che è solo suo, fatto di una grazia che
trovo poetica. In lui non c'era nulla dell'astuzia recitativa di
suo padre. Lui era come innocente e questa è stata la sua
indipendenza. Liberarsi dalla tradizione della sua famiglia,
senza però tradirla, non è stata un'impresa da poco. E Luca
questa impresa l'ha portata avanti vittoriosamente. Oggi sia
reso onore alla sua costanza ed alla sua bravura".
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