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Terrorismo: siriano fermato a Orio. "Era in organico Isis"

Terrorismo: siriano fermato a Orio. "Era in organico Isis"

Resta in isolamento in carcere insieme ad un connazionale

BERGAMO, 28 novembre 2015, 22:39

Redazione ANSA

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Terrorismo: controlli in aeroporto - RIPRODUZIONE RISERVATA

Terrorismo: controlli in aeroporto - RIPRODUZIONE RISERVATA
Terrorismo: controlli in aeroporto - RIPRODUZIONE RISERVATA

Deve rispondere anche di associazione e arruolamento con finalità di terrorismo, anche internazionale, Alali Faowaw, 30 anni, uno dei due siriani fermati a Orio al Serio mercoledì, mentre tentavano, con passaporti falsi, di imbarcarsi su un volo per Malta. Una sua foto con la divisa dell'Isis si è rivelata uno degli elementi fondamentali per le due nuove accuse.

I due siriani fermati a Orio al Serio mercoledì con passaporti falsi restano in isolamento nel carcere di Bergamo, come disposto dal giudice dopo la prima udienza e in vista della seconda, del 17 dicembre. Uno dei due, Alari Azma, di 19 anni, aveva rigettato ogni accusa, scoppiando anche in lacrime: "Odio l'Isis: mio fratello era un soldato ed è rimasto ucciso. Come potrei sposare la causa che è stata all'origine della sua morte, che ha causato un così grande dolore a me e a mia madre?".

A Bardonecchia invece un afgano di 22 anni è stato fermato alla frontiera italo-francese, su un treno Tgv della tratta Parigi-Milano, per il possesso di 23 schede sim e di telefonini su cui erano salvate foto di guerra in Siria e Iraq, una delle quali ritraeva due miliziani con sei teste appena tagliate. Il giovane è stato condotto al Cie di Torino. La vicenda risale ai giorni scorsi ed oggi è stata rivelata dal quotidiano La Stampa. Il giovane era stato arrestato per ricettazione ma in seguito è stato scarcerato da un gip perché non è stato possibile accertare il reato. Il pm Andrea Padalino ha comunque disposto degli accertamenti.

"Il mio cliente - ha spiegato l'avvocato d'ufficio Andrea Battisti - non è stato in grado di dire dove e come aveva trovato o acquistato i cellulari". Il ventiduenne ha raccontato di avere vissuto dieci anni a Londra e avere deciso di trasferirsi a Roma per chiedere asilo politico. "Ero fuggito dal mio Paese - ha spiegato davanti al giudice - perché ho uno zio talebano e voleva obbligarmi a combattere".

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