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22 luglio, 09:58 Primopiano

Concordia: foto relitto, in plancia tempo 'doppio'

Metà ruggine, l'altra metà integra. Gli scatti del sopralluogo

© ANSA
Concordia: foto relitto, in plancia tempo 'doppio' ©

No, nella Concordia il tempo non si è fermato. Della crociera non c'è rimasto nulla, ci sono solo tracce del naufragio. E dell'azione corrosiva del tempo. Il 13 gennaio 2012, quando la nave naufragò sulle coste dell'Isola del Giglio, cominciò il lavoro del mare. Metà relitto è rimasto sott'acqua per lungo tempo, l'altra ha subito l'azione del vento e al salmastro. All'inizio di quest'anno, qualche mese dopo l'operazione che l'aveva riportata in asse, periti, avvocati e inquirenti sono saliti sulla nave, per un paio di sopralluoghi, durante il processo. Le loro foto ci descrivono com'era il relitto e, più o meno, com'è adesso: rispetto ad allora, è tornato a galleggiare, sollevandosi di qualche metro. A guardarlo da dentro niente riporta alla mente immagini legate alla vacanza, alla festa, al viaggio.

E nemmeno al lavoro dell'equipaggio, dei camerieri, dei barman. La plancia di comando, per esempio, ricorda solo quelle auto che un tempo furono di lusso e che ora, ferme allo sfasciacarrozze, attendono che la pressa compatti tutto, cruscotto in radica e ruggine, interni in pelle e vetri rotti. Fu da quella plancia che il comandante Francesco Schettino dette gli ultimi ordini, furono gli uomini a quei comandi che, per primi, capirono che ormai non c'era più nulla da fare.

E' una fotografia scattata là dentro che più di tutte dà l'idea di un tempo doppio: il pavimento è saltato via ovunque, ma sulla parte destra, quella rimasta sommersa, ci sono solo postazioni arrugginite, un vetro rotto, gli altri ormai marroni. Sulla parte sinistra, invece, la postazione di comando sa un po' di modernariato ma è quasi intatta, nel suo corpo ancora perfettamente azzurrino, con tanto di passamano in legno quasi eleganti. E dai finestroni si riesce ancora a scorgere l'Isola del Giglio. Gli altri scatti sono quelli della tragedia.

Fili elettrici penzoloni qua e là, ascensori sfondati e semisommersi, un archivio con i faldoni ancora bene in linea sulla libreria, ma ormai incollati dalla melma. E poi, i bagagli abbandonati dai passeggeri in fuga, nel corridoio di uno dei ponti cabine. Sono valigie ammassate l'una all'altra, davanti a pareti che un tempo dovevano sembrare affrescate. E che adesso sono di muffa.

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