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Yara, difesa attacca procura: 'Nasconde atti pro Bossetti'

Lo si legge nell'istanza di scarcerazione, che è stata respinta perché a carico del muratore esisterebbero gravi indizi di colpevolezza

MILANO, 17 SET - Nella richiesta di custodia cautelare nei confronti di Massimo Bossetti non sarebbero stati presi in considerazione gli elementi che avrebbero potuto favorire la scarcerazione del muratore di Mapello, ma solo quelli a favore della sua custodia in carcere. Partendo da questo presupposto i legali dell'uomo, in carcere dallo scorso 16 giugno con l'accusa di aver sequestrato e ucciso Yara Gambirasio, hanno incalzato la Procura. "Lungi da noi attaccare la procura di Bergamo.

Nell'istanza abbiamo però rilevato come l'accusa abbia evidenziato solo gli elementi sfavorevoli a Bossetti e non quelli a favore, pur contenuti negli atti", hanno precisato gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni. Nei giorni scorsi il gip di Bergamo Ezia Maccora aveva rigettato l'istanza di scarcerazione che i difensori avevano presentato perché, secondo il giudice per le indagini preliminari, a carico di Bossetti sussistono gravi indizi di colpevolezza e ci sarebbe, inoltre, anche il pericolo di reiterazione del reato. Per il giudice, da Bossetti erano venute "ricostruzioni diverse e confuse, che non possono considerarsi spontanee" su come trascorse il 26 novembre del 2010 quando Yara sparì.

Durante l'udienza di convalida del fermo raccontò di essere stato al lavoro e, nei successivi interrogatori, spiegò di essere andato dal commercialista, da un meccanico e da sua fratello Fabio. Per il gip di Bergamo Ezia Maccora, però, si tratta di ricostruzioni "effettuate da Bossetti solo dopo aver letto l'ordinanza di applicazione della misura cautelare e dopo che le contestazioni specifiche degli inquirenti lo hanno posto di fronte all'evidenza che ciò che aveva dichiarato in sede di udienza di convalida non era stato riscontrato dai successivi e specifici accertamenti investigativi". C'e' poi la questione della traccia di Dna ("di ottima qualità, spiega il giudice), trovato sul corpo della ragazza nel campo di Chignolo d'Isola. "Bossetti ha negato qualsiasi conoscenza o contatto con la vittima e quindi non vi sono elementi che giustificano la presenza di tale traccia del DNA dell'uomo sul corpo della ragazza, se non il contatto tra i sue soggetti avvenuto al momento dell'aggressione subita da Yara Gambirasio", annota il giudice.

Nelle 40 pagine dell'istanza presentata dai due legali, un capoverso recita testualmente: "È convincimento degli scriventi che le determinazioni maturate dal gip siano, in significativa parte, conseguenza della mancata rappresentazione, come in premessa anticipato, nella richiesta di applicazione del fermo/custodia avanzata dal pubblico ministero, di importanti (e oggettivi) elementi la cui valutazione avrebbe condotto il giudicante a differenti conclusioni". Come dire, senza nemmeno troppi giri di parole, che sarebbero stati presi in considerazione soltanto elementi a favore della carcerazione di Bossetti e non, invece, elementi che avrebbero potuto mettere in discussione la sua custodia in carcere.

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