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Accordo con Ue per spendere 44 mld fondi entro 2020

Sicilia, Campania e Calabria rischiano perdere risorse

Redazione ANSA BRUXELLES

BRUXELLES - Via libera della Commissione Ue all'accordo di partenariato con l'Italia, un documento di oltre duemila pagine in cui si detta la strategia di spesa di circa 44 miliardi di risorse europee per i sette anni di programmazione 2014-2020: 20,6 dei quali per il Fondo di sviluppo regionale (Fesr); 10,4 per il Fondo sociale (Fse); 10,4 per il Fondo di sviluppo rurale (Feasr) e 537,3 mln per quello Pesca (Feamp).


Il sì della Commissione Ue arriva dopo "sei mesi di negoziati" per superare varie criticità, a partire dalla "capacità amministrativa", come spiega Nicola De Michelis della dg Politiche regionali. Bruxelles individua infatti nei deficit amministrativi, compreso quello del sistema giudiziario, i grandi responsabili delle difficoltà nell'assorbimento dei fondi delle politiche di coesione. Uno scoglio che l'Italia supera nella nuova fase "impegnandosi politicamente" a presentare per ciascun Programma operativo regionale (Por) e nazionale (Pon) uno specifico Piano di rafforzamento amministrativo (Pra)".


A questo si dovrebbe aggiungere il lavoro di supporto tecnico dell'Agenzia nazionale per la coesione territoriale, punto su cui la Commissione ha molto insistito. Un organismo che tuttavia non decolla ancora e che, osserva De Michelis, "sembra aver perso un po' di senso" visto che la tendenza sembra essere quella di "non volergli attribuire risorse aggiuntive" limitandosi "a spostamenti dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione".


Altro scoglio superato dalle trattative è la dispersione degli stanziamenti. A questo si è posto rimedio concentrando la "massa critica" degli aiuti su specifici "obiettivi tematici".


Per il Fesr, oltre 3,5 miliardi sono stati previsti per il rafforzamento della competitività delle Pmi; più di 3,3 mld per ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione; 3,1 mld per la transizione verso un'economia a basso tenore di carbonio; circa 2,5 mld per la promozione del trasporto sostenibile, 1 mld per inclusione sociale e lotta a povertà, capitolo quest'ultimo a cui sono destinati anche 2,2 mld del Fondo sociale. Dal Fse, circa 4,1 mld sono per il sostegno all'occupazione sostenibile e per la mobilità dei lavoratori; 3,1 mld per "investimenti in istruzione e formazione", mentre 567 mln per l'Iniziativa occupazione giovani. Il grosso del Feasr, 4,1 mld, punta a "migliorare la competitività del settore agricolo, mentre i 218,7 mln del Feamp quella del comparto ittico. Il documento, tra gli ultimi ad essere adottati con quelli di Gran Bretagna, Spagna e Belgio (ma è l'Irlanda l'ultima in assoluto) "rispecchia bene le priorità individuate dalla Commissione", spiega De Michelis, "ma ora bisogna vedere cosa accadrà con i Programmi operativi regionali (Por) e nazionali (Pon)", con i quali ci sarà l'avvio effettivo del piano.


Per l'Italia sono arrivati quasi tutti, eccezion fatta per quelli di Sicilia, Campania e Calabria, ultimi in Ue a mancare all'appello assieme a un programma regionale svedese. Un ritardo che in parte dipende dalla rimodulazione delle aliquote per la programmazione delle politiche di coesione 2007-2013, dal 50% al 75% per la quota Ue e al 25% per il cofinanziamento nazionale.


Un cambio concordato tra Roma e Bruxelles nei mesi scorsi per far fronte alle difficoltà nell'assorbimento dei fondi, che ha liberato risorse del Paese, provocando al tempo stesso riduzioni rispetto a quanto pianificato, e che ora richiede nuovo lavoro alle tre Regioni che, malgrado le proteste, anche per il 2014-2020 si vedranno confermare le aliquote 75-25% a differenza di tutte le altre che avranno il 50% di quota nazionale.


Del resto, come sottolineato da De Michelis, "ci sono preoccupazioni per il rischio che a fine 2015, quando si chiude definitivamente il periodo di programmazione" Campania, Calabria e Sicilia non siano in grado di dimostrare di aver speso tutti i fondi a loro disposizione, perdendoli. 

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