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Europee: primo confronto tv, Juncker-Schulz contro Eurobond

Verhofstadt attacca Ppe. Keller, centrodestra fa gioco pericoloso

Redazione ANSA

BRUXELLES - Cambiare l'immagine dell'Unione Europea, spazzare via i dieci anni della gestione Barroso ma senza sogni. E' stato il filo comune del primo e "storico" confronto tv tra Jean Claude Juncker, Martin Schulz, Guy Verhofstadt e Ska Keller, i candidati alla presidenza della Commissione europea di popolari, socialisti, lib-dem e verdi. Unico assente, il greco Alexis Tsipras della Sinistra Unitaria, che ha declinato l'invito ma parteciperà al dibattito in programma per il 15 maggio. Organizzato dalla catena satellitare Euronews in diretta da Maastricht, ha messo i quattro di fronte ai temi dell'economia, dell'immigrazione, dell'economia digitale, dell'euroscetticismo e della politica estera.

 

Novanta minuti cui hanno assistito in sala settecento studenti, ma animato anche da oltre 15.000 'tweet' postati con l'hashtag #Eudebate2014. "Voglio un'Europa seria, che non spenda il denaro che non ha ma che parli delle cose vicine al cuore dei cittadini" ha esordito Juncker, mentre Schulz ha messo a fuoco il tema "di un'intera generazione che paga il prezzo di una crisi creata da persone irresponsabili". Verhofstadt ha bastonato direttamente Barroso: "Basta col metodo di telefonare prima a Berlino, poi a Parigi, per poi proporre soluzioni troppo piccole e troppo tardive". La giovane Keller ha puntato sulla necessità di avere "un'Europa più democratica, che si occupi delle persone". In tema di economia tutti hanno puntato sulla priorità della lotta alla disoccupazione. Con Schulz che ha detto un no secco "agli abusi di chi assume con la scusa dei contratti di formazione e apprendistato per sfruttare i giovani e poi licenziarli".

 

Juncker ha invece ribadito il mantra dei "conti in ordine". I due però si sono ritrovati d'accordo in un sostanziale "no" agli Eurobond. Entrambi favorevoli per principio, naturalmente. "Ma servono precondizioni che non si realizzeranno nei prossimi cinque anni" ha precisato il lussemburghese, mentre il tedesco ha osservato che "bisogna essere realisti: non c'è una maggioranza a favore" tra i 28 paesi dell'Unione. Un brillante Verhofstadt ha proposto essenzialmente un ritorno ad una Commissione "che guidi davvero" l'Europa, senza farsi condizionare dalle capitali. E sono stati la Keller e l'ex premier belga a far planare nel dibattito il tema Berlusconi.

 

Parlando di euroscetticismo, la giovane tedesca ha osservato che "ci sono partiti di centrodestra che usano slogan e proposte di estrema destra: è un gioco pericoloso, un partito democratico non dovrebbe usarli". Ed il belga ha rincarato: "Berlusconi è un euroscettico, che vuole lasciare l'Euro", così come l'ungherese Orban. Un tema, quello dei rapporti del Ppe con i tanti partiti della sua galassia, su cui Juncker ha replicato duramente, ma visibilmente in difficoltà: "Credo di essere stato chiaro nel dire che non mi è piaciuto quello che ha detto Berlusconi. E' inaccettabile" aggiungendo che "non accetterei mai uno che da' dichiarazioni di quel tipo". Per poi concludere di "non volere più divisioni tra nord e sud in Europa". Mentre Schulz ha promesso di volere "un'Europa dei cittadini, non delle banche e degli speculatori".

 

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