(ANSAmed) - TUNISI, 20 AGO - La Cooperazione italiana e UNICEF
in Tunisia hanno firmato un accordo per la realizzazione di un
progetto volto a far uscire dagli istituti i bambini privi di
un ambiente familiare, per un ammontare di 700.000 euro messi a
disposizione dal MAE italiano. Il progetto interviene nel
settore della protezione dell'infanzia, e in particolare mira a
garantire che i bambini vulnerabili, specie i bambini nati fuori
dal matrimonio e bambini e adolescenti a rischio o con
disabilità possano godere pienamente dei loro diritti e
beneficiare di un ambiente familiare di qualità, che garantisca
il loro benessere e sviluppo.
L'obiettivo sarà raggiunto attraverso azioni integrate che
toccheranno più livelli: istituzionale, attraverso un
accompagnamento delle autorità preposte alla gestione dei minori
a rischio; quello delle organizzazioni della società civile e
degli incaricati di settore, attraverso iniziative di formazione
dei conoscenze e competenze; quello delle famiglie (di
provenienza e di accoglienza), grazie ad attività di formazione
e di sostegno psico-sociale; nonché quello dell'opinione
pubblica, attraverso azioni di sensibilizzazione mirate
soprattutto ad estirpare la tendenza alla stigmatizzazione e
alla discriminazione delle madri nubili e dei minori in
difficoltà. Questo progetto, finanziato dalla cooperazione
italiana, sarà realizzato da UNICEF Tunisia in collaborazione
con le istituzioni tunisine competenti, ed avrà una durata di 3
anni. Spiega ad ANSAmed il direttore dell'Unità tecnica locale
di Tunisi della Cooperazione italiana allo Sviluppo Cristina
Natoli che "l'idea di fondo è quella di favorire politiche e
pratiche che permettano ai bambini che si trovano in situazioni
a rischio, o in difficoltà, che non hanno famiglia, o sono
disabili, di poter vivere la propria infanzia in un ambiente
famigliare (rientro alla famiglia di origine o accoglienza
tramite affido o adozione - in Tunisia sono previsti gli
strumenti dell'adozione, dell'affido o della kafala, strumento
più "coerente" con le prescrizioni religiose), invece che in un
istituto. (ANSAmed)